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THE SILVER MIRROR

Articolo sul lavoro dell’artista Silvio Giordano sul n. 32 di HESTETIKA, per lo speciale dedicato al BACIO.

“Silvio Giordano, artista eclettico il cui lavoro spazia dalla videoarte alla fotografia, indaga il nostro rapporto col bacio sotto molteplici aspetti. Veicolo di un amore sconsiderato per sé o per gli altri, il bacio diventa arma letale e cortocircuito di un narcisismo patologico in atto sugli schermi dei social media”.

di Laura Luppi

L’articolo è pubblicato sul n. 32 di HESTETIKA

“THE SILVER MIRROR KISS”

Di Laura Luppi

Silvio Giordano, artista eclettico il cui lavoro spazia dalla videoarte alla fotografia, dalla scultura alla performance fino all’installazione site-specific, indaga il nostro rapporto col bacio sotto molteplici aspetti. Veicolo di un amore sconsiderato per sé o per gli altri, il bacio diventa arma letale e cortocircuito di un narcisismo patologico in atto sugli schermi dei social media.

 

Nelle “Metamorfosi” Ovidio narra la storia di Narciso, figlio della ninfa Liriope e del fiume Cefiso, la cui sorte svelata dall’indovino Tiresia preannuncia un’unica possibilità di salvezza: non dover mai conoscere se stesso. Divenire consapevole della propria bellezza avrebbe infatti condotto il giovane verso il baratro del suo destino, innamorarsi perdutamente della propria immagine fino a diventarne vittima. E un po’ Narciso appaiono le tante figure immortalate da Silvio Giordano nella serie intitolata “The Silver Mirror”, i cui volti vengono per lo più mascherati da un plotone esecutivo di baci. Come Narciso dei suoi tratti cerca di afferrare la sostanza toccando lo specchio d’acqua in cui si trova riflesso – intorbidito o annullato per così dire da quel suo tentativo utopico -, così i protagonisti dei lavori di Giordano si riscoprono presi o catturati dalla gloria ambita per vanità e bisogno di autoaffermazione. Che siano sotto forma di lusinghe verbali, manifestazioni fisiche o virtuali di approvazione sterile come un “mi piace” da social network, il bacio simboleggiato da Silvio Giordano ha poco del romantico e molto dell’apocalittico. Senza trascurare una certa ironia messa in atto nell’autoritratto “Local Hero” – di cui l’autore è soggetto attivo insieme alla ricerca di riconoscimento del suo operato in quanto artista, e passivo tanto da riscoprirsi martire di tale desiderio -, il moltiplicarsi del bacio risuona come una sorta di eco, di ripetizione volta al dileguamento. Nel mito di Narciso affiora non a caso la figura di Eco, ninfa ferita dal rifiuto dell’amato e condannata così a consumarsi nell’autodistruzione per la delusione sentimentale subita, di cui resta unica testimonianza la voce che lentamente si affievolisce perpetuandosi nell’oscurità. Fato a cui è inevitabilmente volta la scultura “Grimilde” (2012), realizzata con pasta di rossetto, un vezzo cosmetico per mezzo del quale il bacio donato aspira a lasciare traccia o segno nel tempo. Un tempo labile, vulnerabile come la bellezza e la vanità, un inganno celato nel gioco di rifrazioni dello specchio delle brame della videoinstallazione realizzata site-specific nel 2012 (“The Silver Mirror”) nell’antica dimora della famiglia di stilisti Cavalli a Firenze, o nella proiezione della serie di fotografie (“The Silver Mirror II”) esposte nel 2015 a Milano nella cornice acquatica dei Navigli. Il delirio narcisistico, autoreferenziale e di onnipotenza in cui la società contemporanea incamera e inghiotte, diviene bisogno di attestare la soggettiva esistenza esibendosi in una sorta di palcoscenico mediatico. Gli attuali strumenti di comunicazione viaggiano in rete in maniera veloce ed efficace, e portano a imprimere la propria presenza in una dimensione virtuale, ma pur sempre reale, aspirando alla conquista di un’identità socialmente riconosciuta, ammirata o fanaticamente seguita. «Posto, dunque sono», verrebbe da dire.

La riflessione di Silvio Giordano, abile osservatore delle dinamiche psicologiche derivate dalla smania di successo dell’individuo odierno smarritosi nell’oblio di valori o di punti di riferimento, non vuole essere una critica serrata ma ambisce a ciò che da sempre l’arte tenta di trascivere: una visione, un’immagine restituita – appunto – dei suoi tempi. Ancora oggi presente e passato non smettono di dialogare, e non si esaurisce neppure l’interconnessione tra i più tradizionali e innovativi mezzi espressivi. “The Kiss”(2014) abbraccia questo concetto, il quale prende forma dalla fusione di due icone dell’immaginario artistico, un incontro digitale tra il celebre dipinto di Hayez “Il Bacio” (1859) e “V-J Day in Times Square” (1945), lo scatto in bianco e nero di Alfred Eisenstaedt divenuto emblema della fine della seconda guerra mondiale. Pittura e fotografia trovano così un punto di contatto trasversale, nonostante l’apparente distanza storica delle due scene rappresentate e dei linguaggi utilizzati, alla ricerca di uno spazio comune concesso dalle nuove tecnologie e dai molti strumenti a disposizione dell’artista contemporaneo. Non solo pittura e scultura, quindi, ma anche fotografia ed elaborazione digitale, post-produzione, video e installazioni si intersecano per parlare di una tematica tanto più attuale come il culto di sè.

Attraverso la performance, infine, l’ego giunge all’apice della sua espressione autoreferenziale, incaricando il bacio (dato o ricevuto) del ruolo di giudice indiscusso, in un incantesimo che si compie e si annulla, libera e imprigiona come quello del principe alla Bella Addormentata, fiaba recentemente accusata dalla madre di un piccolo alunno del Regno Unito di incitare alla molesta sessuale. Notizia che, ovviamente, ha fatto il giro del web in pochi minuti. Come non pensare ancora una volta a un’opera di Silvio Giordano? “The Silver Mirror Kiss III” (2017) vede protagonista una moderna Aurora, sdraiata a terra, priva di sensi ed emaciata di baci, sfinita per così dire da troppa gloria o da una relazione ossessiva con sé o con altri. Il tema assume in questo caso diverse possibilità interpretative, toccando argomenti attuali come la violenza fisica o psicologica di un rapporto malsano, ma anche – e ancora una volta – la carneficina a cui sottoponiamo noi stessi esponendoci costantemente sotto i riflettori del mondo, in cerca di conferme e adulazioni che spesso purtroppo si rivelano baci fatali quanto il morso di una mela avvelenata.

https://www.silviogiordano.com/