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Sarah Lucas all’Albergo Diurno Venezia

In occasione del Miart, l’Albergo Diurno Venezia ha ospitato la mostra di Sarah Lucas tra ironia e provocazione. La mia recensione è per HESTETIKA MAGAZINE

“Sarah Lucas rompe i tabù all’Albergo Diurno Venezia”

di Laura Luppi

Appuntamento prestabilito da giorni per visitare la mostra di Sarah Lucas “Innamemorabiliamumbum”, perchè lo spazio espositivo in cui è stata allestita non è uno di quelli a cui siamo abituati per fruire l’arte: l’Albergo Diurno Venezia, storico luogo dedicato alla cura del corpo situato nei sotterranei di piazza Oberdan a Milano. Potervi entrare promette già un’esperienza unica, trovare all’interno le opere di un’artista come la Lucas un’occasione insolita, o meglio eccezionale perché mai accaduta prima. Superate le scale e l’ingresso, il lungo corridoio svela già i primi lavori installati oltre le porte di alcuni dei bagni che conservano il gusto architettonico degli anni ’20. Dai lavandini sbucano mammelle realizzate con calze imbottite, appesi sopra le vasche collant e uova all’occhio di bue, sopra una sedia un water trasparente in silicone; tutti elementi ben presenti nella ricerca di un’artista che negli anni si è distinta per ironia, sarcasmo e provocazione nei confronti dei tanti tabù legati alla sessualità e delle convinzioni maschiliste sulla donna e sul suo ruolo sociale.

“Ho portato con me alcuni dei miei soliti materiali”, ha dichiarato Sarah Lucas, tra cui non poteva quindi mancare una grande figura antropomorfa dal gigante genitale posta al centro della sala a cui si accede alla fine del corridoio; e ancora cosce di pollo che sbucano da canotte con limoni al posto dei seni, lavatrici improbabili e filmati di pratiche di massaggio alle uova poco ortodosse. L’artista ha dunque voluto proporci la sua visione dei desideri repressi dell’uomo, le sue paure e i suoi impulsi segreti e taciuti, attraverso quel linguaggio nudo e crudo che l’ha contraddistinta sin dai suoi esordi negli Young British Artists degli anni ‘90. Presso l’Albergo Diurno Venezia lo ha fatto senza stravolgere l’ambientazione originale, inserendovi con parsimonia quei “soliti materiali” a cui si è riferita e che recentemente hanno fatto discutere anche in occasione della 56° Biennale di Venezia. Il progetto, co-prodotto da Fondazione Nicola Trussardi e miart, in collaborazione con il FAI, e curato da Massimiliano Gioni e Vincenzo de Bellis, ha attirato curiosi e appassionati in occasione della fiera d’arte moderna e contemporanea di Milano, giunta quest’anno alla sua ventunesima edizione.

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