22221812_10212726282065272_2825329560797184916_n

Intervista ad Arianna Beretta

La mia intervista alla direttrice di Circoloquadro, Arianna Beretta.

Solo su HESTETICA N.27

In edicola, in libreria e su Apple Store

 

“CIRCOLOQUADRO. ARTE E FORMAZIONE”

A cura di Laura Luppi

Circoloquadro è uno spazio espositivo divenuto in pochi anni punto di riferimento a Milano per giovani artisti e fruitori d’arte, giornalisti e critici con le sue tante proposte, collaborazioni, incontri ed eventi.

Arianna Beretta, direttrice di Circoloquadro, in passato ha svolto attività giornalistica e si è occupata di diverse mostre sia per spazi pubblici che privati. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia personale e professionale, e cosa l’ha spinta a puntare sull’arte contemporanea.

Arianna, come nasce la tua passione per l’arte?

Paradossalmente grazie al mio professore di storia dell’arte del liceo. Dico paradossalmente perché era un tecnico, freddo, pignolo all’eccesso. Ricordo che dava gli esami di riparazione malgrado le due ore settimanali. Insomma, nonostante le sue lezioni, e le sue interrogazioni, fossero un incubo, qualcosa è scattato.

Prima di diventare direttrice di Circoloquadro, hai scritto per alcune riviste del settore e hai curato diverse mostre. Quanto queste esperienze hanno condizionato il desiderio di aprire una tua galleria?

Correttamente Circoloquadro non è una galleria, essendo una realtà non profit che non si sostiene né si è mai sostenuta con le vendite. Il desiderio è venuto in realtà dal lavorare come assistente per una galleria di Milano. Ricordo che le persone guardavano dentro e non osavano entrare. Mi colpiva questo timore. Ho voluto creare uno spazio in cui entrare senza paura, dove trovare un clima accogliente e dove sentire il desiderio di tornare per incontrare persone e scambiare due chiacchiere. Non per niente nella prima sede avevamo un grande divano rosso che è diventato poi il simbolo di Circoloquadro.

Chi ha creduto da subito nel tuo progetto?

Laura Calevo e Massimo Dalla Pola, con cui ho fondato Circoloquadro che mi sono sempre stati vicini, e inizialmente alcuni artisti che hanno capito e condiviso lo spirito e gli obiettivi. Tra questi mi piace citare Fabrizio Segaricci, con cui ancora collaboriamo, e Riccardo Gusmaroli che ci ha sempre compreso. Nel tempo tanti ci hanno sostenuto e dovrei citare davvero una lunga lista di artisti, curatori e amici.

Com’è nata invece l’idea del nome?

Il nome nasce da un’idea di Massimo Dalla Pola che l’ha desunto da un passaggio de L’uomo senza qualità di Robert Musil: “Chi avesse voluto scomporre e analizzare quel periodo avrebbe trovato un nonsenso, qualcosa come un circolo quadrato fatto di ferro ligneo, ma in realtà tutto si era amalgamato e aveva un senso baluginante”. Trovare un senso e far quadrare il cerchio è da sempre un’impresa ardua. Ma l’arte può riuscire, magari in un attimo veloce e fuggevole, nel tempo di un respiro, a dare un senso e un significato al nostro tempo e al nostro esistere.

Oltre all’attività espositiva e di scoperta di giovani talenti dell’arte, Circoloquadro offre anche un programma di formazione specifico. Quale?

Circoloquadro ha un’offerta formativa specifica per chi lavora all’interno del sistema dell’arte e dunque per artisti, curatori e giornalisti. Si tratta di percorsi in forma di workshop improntati fortemente sul saper fare e sul confronto dialogico. Tra i corsi più ‘gettonati’ il Manuale per artisti di Ivan Quaroni e Appunti di un curatore di Flavio Arensi; abbiamo anche erogato corsi di scrittura specifica per l’arte. Per l’autunno 2017 stiamo introducendo nuove proposte che vanno a completare la formazione e che comprenderanno il diritto dell’arte, il fundraising, la gestione social, oltre a corsi diretti, per la prima volta, a chi si occupa di progettazione culturale in senso più ampio.

La prima sede si trovava nella Fonderia Napoleonica, nel quartiere Isola, ed ora invece è situata in una delle vie principali della città, in corso Buenos Aires. Cos’è cambiato dopo il trasferimento?

Non credo sia cambiato molto a parte il fatto che Buenos Aires è in posizione centrale! A parte le battute, è vero. C’è forse poco più passaggio di visitatori per le mostre, ma direi che la posizione, per chi fa un lavoro come il nostro, è determinante fino a un certo punto.

Infine, quali saranno i prossimi appuntamenti di Circoloquadro?

In questo momento la nostra priorità è sviluppare e realizzare ‘art is a biz’ (www.artisabiz.com), il progetto con cui abbiamo vinto la seconda edizione del bando innovazioneCulturale di Fondazione Cariplo. Si tratta di un progetto che mette in contatto l’arte contemporanea, in particolare dei giovani, con il mondo delle imprese. L’obiettivo è quello di incontrare nuovi pubblici e di uscire dai percorsi tradizionali del sistema dell’arte. Una scommessa ambiziosa ma che può essere vincente, come già dimostrato da un progetto realizzato per Cafro, una impresa del territorio comasco.