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Testo critico sull’artista Gabriele Brucceri

Testo critico sull’artista Gabriele Brucceri, pubblicato sul periodico d’Arte Contemporanea Segno (Pescara), n. 220, pp. 64-65.

 

GABRIELE BRUCCERI

di Laura Luppi

Volti liquefatti, lineamenti distorti e assopiti cifrano l’€™immagine di una comunicazione virtuale pervenuta attraverso una web-cam, simbolo dell’€™innovazione tecnologica di una contemporaneità che, ereditando la tracotanza prometeica, cerca di superare i confini spazio-temporali che la realtà  crudelmente impone. Come l’€™antico mito greco insegna, il presuntuoso tentativo di ottenere la perfezione, il raggiungimento ultimo del benessere individuale e collettivo, metaforicamente rappresentato dapprima dal fuoco degli Dei nelle sue valenze sia culturali che materiali, e successivamente dai progressi scientifici qui evocati, condanna l’uomo alla punizione divina per l’oltraggio commesso. Dall’€™aquila che divora le interiora del giovane eroe si giunge così all’altrettanto lancinante tortura dell’€™impossibilità di raggiungere la serenità  di una pacifica intesa, che si traduce nelle tele di Gabriele Brucceri in una letterale quanto metaforica “Perdita di Connessione”€. Il disturbo visivo prodotto sullo schermo di un computer dai difetti di una connessione mal riuscita e le graffianti sonorità di una traccia che si infrange in tonalità  acute (“Glitch”) generano una sensazione di intrepida ansia che, nel percorso libero dell’evoluzione emotiva, converge in uno stato di incontrollabile “Isteria”€. Un’€™impalpabile confluenza di percezioni equidistanti, prodotte dal sovrapporsi di differenti sensi, intrecciano il tessuto di opere come “€œSinestesia-2€, dal greco syna¡isthesis «percezione simultanea», in cui la frammentazione del tempo modifica una forma, la «de-forma», la annulla e allo stesso tempo la fissa in un’€™immagine di a-temporale piacere. La dimensione del sogno, dunque, della sospensione della realtà  che lascia irrompere liberamente l’affluenza e l’€™incongruenza di desideri, impulsi ed emozioni irrazionali quanto mentali, necessita uno stadio di dormiveglia indotto, di soporifera anestesia, di atarassico assopimento della coscienza che prende le sembianze di un’€™atassica “Narcolettica”€. Svelare l’€™essenza di un momento onirico si rivela un anagramma di difficile soluzione quanto l’€™interesse che da sempre muove un artista verso la rappresentazione di sè, verso l’auto-prodursi e il reinventarsi attraverso la propria genialità . A proposito del ritratto in pittura Jean-Luc Nancy scrive: “Il soggetto del ritratto è il soggetto che è soggetto in quanto è a sé(presente a sé), ed è a sé solo in quanto è colui che ritorna a sé dal di fuori della tela al di dentro e dal di dentro al di fuori, dal momento che la più piccola superficie di tela dipinta non è altro che l’interfaccia o l’incrocio di questo essere-a-s销, e se ogni autoritratto è anzitutto un ritratto “lo è prima di tutto nella misura in cui compie il tratto dell’auto: il rapporto con s蔀. In “Liquido subcutaneo 03″€ Brucceri riscopre il suo «tratto dell’auto» in uno sguardo che si disperde in lontananza e che si concede solo attraverso il filtro delle lenti ottiche, in lineamenti che si dissolvono in una liquidità  immateriale e soffocante quanto il formato prescelto. Il prolungamento orizzontale dell’immagine e la deformazione che ne consegue sono frutto delle ultime ricerche dell’€™artista, che spinge la sua immaginazione oltre i confini dell’€™alchimia, oltre la superficie visibile della carne, per riprodurre la frammentazione molecolare del tessuto epidermico. I tratti di un volto subiscono violenza, vengono disciolti in una deturpazione materica ottenuta grazie all’interagire di tecniche tradizionali, tra cui l’olio e l’acquarello, stese con libere pennellate su una base plotterata. Le ricerche sperimentali di David Hockney influenzano l’€™arte di Gabriele Brucceri nell€™ideazione di un’immagine che, nonostante la sua composizione, non rinunci all’€™unicità  dell€’oggetto raffigurato. Del tutto autonoma è la scelta di toni chiari e ombre brune che addolciscono l’€™effetto di una sconcertante metamorfosi, ponendo in questione il rapporto del soggetto con la sua identità , con la superficie di un’apparenza che funge da involucro di un «io» da preservare e custodire, per “tenderlo a sé, fuori di s销 (Nancy). Corposità  acquitrinose, scomposizioni organiche e sguardi disincantati riflettono l’€™instabilità  dei moderni rapporti sociali, che si instaurano attraverso le maschere che i nuovi strumenti di comunicazione permettono di indossare. L’€™illusione di una lontananza impercettibile e una vicinanza realistica, ma solo virtuale, preannunciano la necessità  di interloquire in modo ponderato e razionale con le potenzialità  di tecnologie sempre più avanzate. Dal punto di vista formale, infine, Brucceri dimostra che il loro utilizzo, dalla fotografia digitale alla progettazione grafica, se concepito nei termini di un equilibrio funzionale al fine artistico, non annulla, bensì innalza e fortifica la pittura tradizionale, concedendole ancora la possibilità  di percorrere infinite strade.