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Membro di “Officina del SALe”, Spazi Arte Legnano

Membro del gruppo di giovani critici e storici dell’arte dei musei di Legnano: Officina del SALe.

OFFICINA DEL SALE

giovani critici e storici dell’arte a Legnano

Scritto il: 14/10/2009

Officina del SALE.

Un non progetto di critica contemporanea

Nel 2010 SALe compirà dieci anni. Nel 2001 infatti si organizzò la prima mostra a Palazzo Leone da Perego dedicata a William Congdon, un pittore dalla poesia avvolgente, come certe nebbie padane che restano a marcare gli ultimi momenti della sua produzione. La scelta segnò l’intero percorso artistico successivo, facendo di Legnano un luogo di scoperta e riscoperta di alcuni maestri, indagando il nostro tempo attraverso personalità eccezionali. A Giovanni Testori piaceva utilizzare la parola “scolta”, la sentinella che sta in orecchi. L’artista potrebbe essere dunque l’ultimo ascoltatore, l’estrema possibilità di raccogliere i racconti del mondo, perché li trasformi in linguaggio della memoria, senza un tempo e un luogo, adatto a ogni tempo e ogni luogo. Lo affianca, in questa sua opera, il critico d’arte, fra le molte figure che entrano o attendono nel tempio della sua poetica.

Personalmente ho sempre inteso questa professione come funzionale e di sostegno all’opera d’arte, né riesco a immaginare perché negli ultimi decenni si sia permesso al critico di prendere il sopravvento sull’operato dell’artista, almeno in Italia. Si è perso, insieme, il piacere della scrittura con cui non soltanto leggere le opere ma, attraverso la propria esperienza culturale e sociale, sfruttarle per decifrarsi e decifrare l’avventura quotidiana cui siamo chiamati: la vita. La critica ha adottato spesso alfabeti e modalità autoreferenziali, o peggio solipsistiche, che significa estranei all’arte e alla società, talvolta trascurando di frequentare gli studi d’artista, le loro botteghe, le fonderie, i laboratori. Quello che doveva essere un presunto anello congiunturale, un cardine, è divenuto un cuscinetto che ammortizza l’impatto dell’opera sul pubblico, talvolta la fraintende o sovrasta: il critico dovrebbe stare sempre un passo indietro. Invece, gli deve essere richiesto di compiere delle scelte, poiché la scelta fa la differenza, ed è la peculiarità necessaria per affermare la propria teoria estetica (e non solo). Il vero mestiere del critico (da cui l’etimologia) è compiere una scelta, di gusto e di orizzonte, forse anche di mercato (ma spesso si confonde il ruolo col gallerista).

Oggi, alle categorie del critico e del giornalista d’arte si sono aggiunte le figure dei curatori, e spesso questi ultimi si formano all’interno delle sole gallerie private, senza mai confrontarsi col gli spazi museali o espositivi, senza comprendere quali siano i meccanismi richiesti da una mostra complessa. Anche le riviste di settore sono sterili ricettacoli di bassi poteri, in cui i giovani critici riversano speranze modeste, assumendo senza capacità personale il gusto predominante, la linea di tendenza.

Non so, come spesso accade per gli affari dell’arte, quale sia la vera direzione da intraprendere o seguire, penso si vada a intuito o tentoni. L’arte è una necessità di pochi e deve obbedire alle leggi del gusto personale in primis. Tuttavia, è parso utile e interessante coinvolgere nei progetti artistici di Legnano giovani critici d’arte , sotto una etichetta Officina del SALe che non vuole porsi nessun manifesto, nessun obiettivo, nessuna volontà cameratistica, se non quella pratica di lavorare a mostre condivise, meditando insieme con le specificità personali, sull’opera degli artisti e sulla loro presentazione. Un non-gruppo aperto, speriamo in divenire, di giovani trentenni o quasi (“i più anziani fra noi hanno trent’anni” gridava Filippo Tomaso Marinetti nel suo Manifesto futurista) che in SALe possono trovano un ambiente per sperimentare la propria scrittura (quanti testi sciatti si leggono nei cataloghi?), portare nuove indagini e letture critiche, formarsi nel confronto e imparare un mestiere che nessuno davvero può insegnare se non con la pratica. A loro si è chiesto di calpestare strade diverse, forse neppure nuove, nel rispetto dell’opera e dell’artista che devono essere il baricentro del lavoro critico, non l’appendice secondaria per qualcuno che vuole dimostrare di essere colto, intelligente e importante. Infine il pubblico, con cui ci si deve relazionare, cercando di non allontanarlo, anzi coinvolgerlo. Un’Officina, allora, dove sporcarsi le mani per un progetto comune.

Flavio Arensi

OFFICINA DEL SALE

Claudia Amato

Flavio Arensi

Laura Luppi

Laura Orlandi

Davide Walter Pairone

Gabriele Francesco Sassone

Alberto Zanchetta